L’Università Ca’ Foscari di Venezia chiede la liberazione di Alberto Trentini

Alberto Trentini

L’Università Ca’ Foscari di Venezia sostiene l’appello per liberare Alberto Trentini, detenuto da oltre 300 giorni in un carcere di Caracas.

L’appello dell’ateneo veneziano per il cooperante detenuto a Caracas

L’Università Ca’ Foscari di Venezia ha aderito con decisione all’appello per la liberazione di Alberto Trentini, il cooperante veneziano imprigionato da oltre 300 giorni in un carcere di Caracas. Secondo una nota diffusa dall’ateneo, «dal 15 novembre 2024 il veneziano Alberto Trentini è detenuto in un carcere di Caracas senza che nei suoi confronti sia mai stata formulata un’accusa precisa e senza poter per lungo tempo comunicare con la famiglia e i legali».

Un percorso di studio e dedizione alla cooperazione internazionale

Alberto Trentini, laureato in Storia contemporanea presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia nel 2004 con il massimo dei voti, ha dedicato la propria carriera alla cooperazione internazionale. Il suo impegno lo ha portato a operare in numerosi Paesi, sostenendo progetti umanitari e promuovendo i diritti delle persone più vulnerabili.

L’arresto durante la missione in Venezuela

Quando è stato arrestato, Trentini si trovava in Venezuela per conto della ONG Humanity & Inclusion, un’organizzazione che fornisce supporto a persone emarginate e con disabilità. L’ateneo veneziano sottolinea come «la vita di Alberto Trentini sia una specchiata testimonianza di impegno concreto per la solidarietà internazionale e i diritti umani», valori che tutta la comunità cafoscarina condivide e sostiene con orgoglio.

Ca’ Foscari sollecita l’intervento del governo italiano

Nella sua nota ufficiale, l’Università Ca’ Foscari ribadisce con forza la necessità di un intervento tempestivo: «Ca’ Foscari si unisce con forza all’appello della famiglia perché il governo italiano metta in campo tutte le azioni possibili per la sua immediata liberazione». L’ateneo invita le istituzioni nazionali a mobilitarsi per restituire la libertà a un cooperante che ha dedicato la sua vita ai valori della solidarietà e della giustizia sociale.