Collaborazione tra Agenas e Università di Macerata per la salute pubblica

Agenas e Università di Macerata insieme per analizzare e superare i deserti sanitari
L’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) e l’Università di Macerata hanno avviato una collaborazione per analizzare a fondo il fenomeno della desertificazione sanitaria e il suo impatto sulla salute dei cittadini. L’obiettivo dell’iniziativa è quello di individuare le aree a rischio per carenza di servizi sanitari, fornendo strumenti concreti per ridurre i divari esistenti e promuovere l’equità nell’accesso alle cure.
Obiettivi della ricerca: mappatura delle aree interne e contrasto ai divari sanitari
Il progetto prevede una mappatura dettagliata delle aree interne del territorio nazionale per valutare la presenza e l’accessibilità dei servizi sanitari. L’intento è contrastare le disuguaglianze territoriali, garantendo il diritto alla salute in maniera omogenea in tutta Italia.
Il commento di Agenas: «Un tema centrale per nuove politiche sanitarie»
«Il tema dei deserti sanitari è centrale per lo sviluppo di politiche sanitarie più rispondenti ai bisogni delle persone e per il contrasto delle disuguaglianze di salute», ha dichiarato Giovanni Baglio, direttore della Uoc Ricerca di Agenas. Un’affermazione che sottolinea quanto sia urgente ripensare l’organizzazione della sanità, specialmente nei territori più fragili.
Il punto di vista dell’Università di Macerata: fratture territoriali crescenti
Gianluca Busilacchi, responsabile scientifico della convenzione per l’Università di Macerata, ha aggiunto: «Oggi in Italia la disuguaglianza tra centro e periferia sta diventando una delle principali fratture territoriali, talvolta persino più rilevante del tradizionale divario Nord-Sud».
Busilacchi ha inoltre precisato: «Questa distanza tra chi vive in contesti urbani e cittadini delle aree interne incide profondamente sull’accesso ai servizi, sulle opportunità di vita e sul benessere. Il rischio è che si alimentino non solo disuguaglianze socio-economiche, ma anche un senso di mancato riconoscimento da parte dello Stato, con possibili ricadute sulla tenuta democratica».