Classifica Censis 2025: Università di Padova prima, cresce Pisa

Censis 2025: Università di Padova in testa, boom per Pisa e Trento. Scienze motorie e STEM in forte crescita.
Immatricolazioni universitarie in crescita del 5,3% rispetto al 2024
Crescono le immatricolazioni nelle università italiane: a marzo 2025 si registra un aumento complessivo del 5,3% rispetto allo stesso mese del 2024. I dati diffusi dal Censis evidenziano un andamento variegato a livello territoriale: le università del Centro Italia registrano la crescita più marcata con un +14,0%, seguite dagli atenei del Sud con un +6,1%. Più contenuti gli incrementi al Nord: +2,0% nel Nord-Est e addirittura un calo dello 0,9% nel Nord-Ovest.
Padova e Bologna dominano tra i mega atenei statali
Nella graduatoria Censis dei mega atenei statali, ovvero quelli con oltre 40.000 iscritti, l’Università di Padova si conferma al primo posto con un punteggio di 90,3. Segue l’Università di Bologna con 87,7 punti. In terza posizione sale l’Università di Pisa, che totalizza 84,7 punti e scala ben tre posizioni superando La Sapienza di Roma, ora quarta a pari merito con l’Università Statale di Milano, entrambe con 84,2 punti. L’Università di Firenze compie un significativo balzo in avanti, passando dall’ottavo al quinto posto con 83,5 punti, seguita da Torino (83,0) e Palermo (82,3), che scende di tre posizioni. Tornano tra i mega atenei l’Università di Bari (75,7), penultima, davanti all’Università di Napoli Federico II che chiude la classifica con 75,5 punti.
Università della Calabria in vetta tra i grandi atenei statali
Tra i grandi atenei statali (20.000-40.000 iscritti), l’Università della Calabria mantiene il primato con un punteggio di 94,3, seguita da Pavia (90,2). L’Università di Perugia occupa il terzo posto con 89,3 punti, seguita da Parma (88,8) e Cagliari (87,5). Salerno (86,2) e Milano Bicocca (85,3) restano stabili rispettivamente in sesta e settima posizione. Ottavo posto ex aequo per Genova e Roma Tor Vergata (84,8), mentre Modena Reggio Emilia rimane decima con 84,3 punti.
Trento guida la classifica dei medi atenei statali
Per i medi atenei statali (10.000-20.000 iscritti), l’Università di Trento conserva la leadership con 93,7 punti. A seguire l’Università di Udine e l’Università Politecnica delle Marche, entrambe seconde con 92,2 punti. Terzo posto per Siena (89,7), che avanza di due posizioni. Sassari retrocede al quarto posto (88,8), mentre Trieste conquista la quinta posizione con 88,7 punti. Ca’ Foscari Venezia segue con 88,0 punti. Notevole la crescita dell’Università del Piemonte Orientale che sale al settimo posto (87,8), davanti a Brescia (87,3), Bergamo (86,2) e Urbino (84,0).
Camerino domina tra i piccoli atenei statali
Tra i piccoli atenei statali (fino a 10.000 iscritti), l’Università di Camerino si conferma al primo posto con 96,0 punti. Segue l’Università di Cassino, che scala due posizioni con 89,0 punti, superando la Tuscia che scivola in terza posizione con 88,3 punti.
Politecnico di Milano ancora primo tra i politecnici
Nella classifica dei politecnici, il Politecnico di Milano domina con 98,8 punti. Al secondo posto il Politecnico di Torino con 92,5 punti, seguito dallo Iuav di Venezia con 86,7. Chiude la graduatoria il Politecnico di Bari con 85,2 punti.
Luiss, Bocconi e Cattolica: i grandi atenei non statali
Tra i grandi atenei non statali (oltre 10.000 iscritti), la Luiss conferma la prima posizione con 94,2 punti, davanti alla Bocconi (91,4) e all’Università Cattolica (78,0). Tra i medi non statali (5.000-10.000 iscritti), primeggia ancora la Lumsa (83,0), seguita dallo Iulm (79,6) e dall’Università Suor Orsola Benincasa (75,2).
Libera Università di Bolzano prima tra i piccoli atenei non statali
La Libera Università di Bolzano mantiene la vetta tra i piccoli atenei non statali (fino a 5.000 iscritti) con 95,2 punti. Seconda l’Università di Roma Europea (87,0) e terza l’Università Campus Biomedico di Roma con 86,8 punti.
Giuridico ed economico: le aree più scelte dagli immatricolati
Secondo il Censis, l’area disciplinare Giuridica, economica e sociale raccoglie il 35,4% delle immatricolazioni, con i corsi di Economia in testa al 43,1% delle nuove iscrizioni. Seguono le discipline STEM (28,6%), dove il 42,6% opta per ingegneria industriale e dell’informazione. Terza l’area Sanitaria e Agro-Veterinaria con il 18,4% (66,7% in ambito medico-sanitario e farmaceutico). Infine, l’area Artistica, letteraria ed educazione raccoglie il 17,6%, con il 29,1% dei nuovi iscritti nei corsi di educazione e formazione.
Percorsi scientifici e sanitari in forte crescita nel lungo periodo
Tra gli anni accademici 2000-2001 e 2024-2025, il numero complessivo degli immatricolati è cresciuto del 21,3%. Gli incrementi maggiori si registrano nelle aree Sanitaria e Agro-Veterinaria (+63,2%) e STEM (+42,8%). In ambito medico-sanitario e farmaceutico la crescita è del 48,6%, mentre sorprende l’exploit dei corsi di Scienze motorie e sportive con un +224,9%, che tra gli uomini arriva a +309,5%.
Nel settore STEM, se da un lato calano gli iscritti ad architettura e ingegneria civile (-20,1%), dall’altro crescono Informatica e tecnologie ICT (+48,5%), ingegneria industriale e dell’informazione (+55,1%) e tutto il comparto scientifico (+73,4%).
Differenze di genere nelle scelte universitarie
In informatica e ICT la crescita degli immatricolati maschi (+54,8%) supera quella delle femmine (+21,2%). Al contrario, in ingegneria industriale e dell’informazione le donne crescono del +173,6%, contro il +35,0% degli uomini. Nel gruppo scientifico l’aumento è dell’83,8% per le donne e del 60,5% per gli uomini.
Area economica e sociale: economia e psicologia trainano
Nel lungo periodo, le immatricolazioni nell’area economica, giuridica e sociale crescono solo del 4,4% a causa del calo dei corsi giuridici (-25,3%), compensato dalla crescita nei corsi economici (+27,6%) e psicologici (+22,8%).
Arte, design e lingue: attrattiva femminile in aumento
Nell’area artistica, letteraria ed educazione si segnala un aumento del 2,6%, spinto dai corsi di arte e design (+15,8%) e dalla crescita delle neo-studentesse (+29,4%), a fronte di un calo degli iscritti maschi (-7,5%). I corsi linguistici, invece, perdono l’11,6% di immatricolazioni, con un calo più marcato tra le donne (-12,7%) rispetto agli uomini (-6,6%).