Tumore al colon-retto: scoperta rivoluzionaria dell’Università di Trento

Lo studio dell’Università di Trento apre la strada a test fecali non invasivi per il tumore al colon con precisione fino al 90%.
Un innovativo studio internazionale coordinato dall’Università di Trento ha individuato una correlazione precisa tra la presenza di specifici batteri nel microbioma intestinale e il carcinoma del colon-retto. La ricerca, pubblicata sulla prestigiosa rivista Nature Medicine, apre nuove prospettive per la diagnosi precoce e non invasiva della malattia.
Il ruolo dell’intelligenza artificiale nello studio sul microbioma
Determinante è stato l’utilizzo di tecnologie basate sull’intelligenza artificiale, che hanno permesso di analizzare e interpretare con elevata accuratezza i dati biologici raccolti. Il progetto è stato diretto da Nicola Segata, docente del Dipartimento di biologia cellulare, computazionale e integrata dell’ateneo trentino, insieme al ricercatore Gianmarco Piccinno.
Verso un test fecale per la diagnosi non invasiva
“La nostra ipotesi – ha dichiarato Gianmarco Piccinno – è che il microbioma intestinale possa diventare un bersaglio clinico per lo screening del tumore del colon-retto”.
In particolare, la presenza di una firma microbica specifica nei campioni fecali consente di identificare con elevata probabilità la malattia. “Queste specie batteriche – ha aggiunto – si trovano normalmente nella cavità orale degli individui sani, ma nei soggetti con tumore si trasferiscono e colonizzano il cosiddetto ‘microambiente del tumore’, rilevabile nelle feci”.
Precisione diagnostica prossima al 90%
Secondo i ricercatori, l’approccio sviluppato consente di raggiungere una precisione diagnostica vicina al 90%. L’identificazione della firma batterica intestinale rappresenta dunque un’alternativa efficace, non invasiva e potenzialmente più accessibile rispetto ai metodi tradizionali di diagnosi, come la colonscopia.
La firma microbica rivela anche stadio e localizzazione del cancro
Un altro aspetto innovativo dello studio è che la firma microbica rilevata non si limita a identificare la presenza del cancro, ma fornisce anche informazioni sullo stadio clinico e sulla localizzazione anatomica del tumore nel colon. Alcuni batteri, infatti, risultano più presenti nei casi avanzati della patologia, suggerendo nuove ipotesi sull’evoluzione clinica e l’eziologia del carcinoma.