Salute e longevità: il rapporto uomo-cane migliora la qualità della vita

rapporto uomo-cane

Il legame uomo-cane studiato dall’Università di Camerino mostra benefici su salute, umore e durata della vita.

Il legame tra uomo e cane e i benefici per la salute

La costante presenza di un animale, in particolare del cane, accanto all’uomo e soprattutto agli anziani, «induce effetti benefici innegabili che impattano positivamente sulla qualità della vita, sul sistema immunitario e sui meccanismi che regolano la qualità e la durata della vita». A spiegarlo è Giacomo Rossi, professore di Patologia Generale, Fisiopatologia, Immunopatologia e Anatomia Patologica Veterinaria dell’Università di Camerino.

Secondo Rossi, questi effetti positivi, un tempo attribuiti solo alla stimolazione neuroendocrina generata dal contatto sensoriale, oggi sono riconducibili anche alla cosiddetta “comunicazione batterica” o microbioma sociale. Tale comunicazione, pur comportando alcuni rischi igienico-sanitari in soggetti immunologicamente fragili, rappresenta un fattore da gestire con la collaborazione del mondo medico e veterinario, nell’ottica di una visione integrata di “One Health”.

Il professore parteciperà come relatore all’evento “Microbiota intestinale, target emergente nella Medicina della longevità”, organizzato presso la Camera con il patrocinio della Fondazione per la Medicina Personalizzata (Fmp).

L’importanza del microbioma e della comunicazione batterica

«Sono batteri le prime forme di vita che hanno popolato la Terra e che ne hanno modificato profondamente la struttura, il clima e la morfologia, aprendo la strada all’evoluzione di forme viventi sempre più complesse e specializzate», spiega Rossi. Tutti gli organismi viventi, anche i più complessi, sono definiti “olobionti”: esseri la cui fisiologia e sopravvivenza dipendono dalla coesistenza con comunità batteriche distribuite in varie parti del corpo, con cui comunicano costantemente.

La cosiddetta comunicazione batterica si basa sul rilascio e sul rilevamento di segnali chimici chiamati “auto-induttori”, un processo noto come quorum sensing, che consente alle migliaia di famiglie e specie batteriche di regolare l’espressione genica in base alla densità della popolazione.

Pet therapy e benessere psicofisico

Secondo l’Adnkronos Salute, «numerosi studi hanno dimostrato che la pet therapy può avere effetti positivi su vari disturbi mentali, come ansia e depressione». La pet therapy, o Intervento Assistito dagli Animali (IAA), si fonda sull’interazione tra esseri umani e animali, integrando e supportando le terapie tradizionali. Può essere applicata a pazienti con diverse patologie, migliorandone la qualità della vita sotto il profilo fisico, comportamentale e psicosociale.

Fino a oggi, i benefici della pet therapy sono stati considerati quasi esclusivamente di natura neuropsicologica e relazionale, basati sulla comunicazione sensoriale uomo-animale. Tuttavia, studi recenti iniziano a esplorare i meccanismi della comunicazione batterica — microbiomica e metabolomica — come possibili fattori alla base dei benefici sulla salute, sulla qualità e sulla durata della vita umana.

I meccanismi neuroendocrini della relazione uomo-animale

«È ormai appurato che il primo beneficio derivante dall’interazione uomo-animale sia legato a una serie di modificazioni di natura neuro-ormonale», sottolinea Rossi. Il contatto con un animale stimola la produzione di ossitocina, definita “ormone dell’attaccamento”, insieme al rilascio di endorfine e dopamina, responsabili di sensazioni di piacere e benessere.

Inoltre, durante le sedute di pet therapy si osserva un aumento della prolattina — ormone che riduce lo stress — e una diminuzione del cortisolo, principale ormone dello stress. Anche l’epinefrina e la noradrenalina, coinvolte nella risposta allo stress, seguono un andamento analogo, contribuendo al rilassamento generale.

Gli effetti fisiologici e cognitivi della pet therapy

Gli interventi assistiti dagli animali determinano variazioni positive su diversi parametri fisiologici, tra cui la riduzione della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa. Si registra anche un rafforzamento del sistema immunitario, con un incremento delle immunoglobuline A.

Il contatto fisico e visivo con il cane — essere accarezzati o lambiti — favorisce un aumento dell’ossitocina, che contrasta gli effetti della solitudine tipica della terza età e contribuisce a migliorare memoria e apprendimento, anche in persone affette da morbo di Alzheimer.

Ricerche sui centenari mostrano come i livelli di ossitocina e dopamina influenzino l’invecchiamento socioemotivo, con variazioni specifiche dei recettori nell’ippocampo e nell’amigdala. «È stata dimostrata una correlazione tra i livelli sierici di ossitocina e il volume cerebrale, con un chiaro legame positivo con il volume dell’ippocampo sinistro e dell’amigdala, entrambi correlati all’età», conclude Rossi.