Una nuova speranza per il tumore al colon-retto

L’Università di Torino guida uno studio che rende il tumore al colon-retto sensibile all’immunoterapia
Una rivoluzionaria tecnica ha permesso, per la prima volta, di rendere il tumore del colon-retto visibile al sistema immunitario, rendendolo vulnerabile all’attacco dell’immunoterapia. Si tratta di un traguardo fondamentale, poiché questo trattamento, già efficace contro forme tumorali come melanoma e carcinoma renale, risulta attualmente efficace in meno del 5% dei pazienti affetti da tumore al colon-retto.
Studio internazionale guidato dall’Italia
Il risultato, pubblicato sulla rivista scientifica Cancer Cell, è frutto di una collaborazione internazionale con un forte contributo italiano. A guidare il progetto, infatti, sono stati l’Istituto Fondazione di Oncologia Molecolare Airc di Milano e le Università di Torino e Milano. Al lavoro hanno preso parte anche l’Ospedale San Raffaele di Milano, l’Istituto Oncologico di Candiolo (Torino) e l’azienda Cogentech, anch’essa con sede a Milano.
Test incoraggianti anche negli Stati Uniti
La nuova tecnica è stata sperimentata anche negli Stati Uniti su un campione di 18 pazienti, e i risultati preliminari sono stati definiti promettenti.
Il ruolo dell’Università di Torino nella ricerca
“Da circa 10 anni nei nostri laboratori studiamo una categoria di tumori che hanno un sistema di riparazione del Dna difettoso”, ha spiegato Alberto Bardelli, direttore scientifico dell’Ifom e docente presso l’Università di Torino, che ha coordinato il gruppo di ricerca insieme a Giovanni Germano, anch’egli di Ifom e professore all’Università di Milano.
Mutazioni come segnale per il sistema immunitario
“Questi tumori sono particolari – ha aggiunto Germano – perché a causa di questo difetto accumulano centinaia di mutazioni che richiamano l’attenzione del sistema immunitario”. L’obiettivo del team di ricerca era proprio quello di trasformare il tumore del colon-retto, definito ‘freddo’ perché invisibile alle cellule immunitarie, in un tumore ‘caldo’, ovvero riconoscibile e quindi attaccabile.
Il mix di farmaci che cambia la natura del tumore
La svolta è arrivata grazie alla combinazione di due farmaci: la temozolomide, che danneggia il Dna delle cellule tumorali, e il cisplatino, che si lega al Dna stesso. Le cellule tumorali, nel tentativo di resistere a questi due principi attivi, riducono la propria capacità di riparare i danni al Dna.
Un punto debole che diventa forza per l’immunoterapia
Questo tentativo di difesa si è rivelato un boomerang per le cellule tumorali: “Le cellule accumulano un numero elevatissimo di mutazioni – conclude Germano – e così si rendono riconoscibili e attaccabili dal sistema immunitario”.